CVDazzle: la lotta alla videosorveglianza passa dal make-up
Diventare invisibili? Non serve la bacchetta magica, ma un set per il trucco e un po’ di immaginazione
Computer Vision Dazzle è una tecnica di maquillage sviluppata dall’artista Adam Harvey con lo scopo di rendere irriconoscibili i volti ai software di riconoscimento facciale. Il nome si ispira a un tipo di mimetica usata durante la Prima Guerra Mondiale per nascondere le navi: un design di ispirazione cubista per rompere la continuità visiva della corazzata e celarne così l’orientamento e le dimensioni al nemico. Allo stesso modo, CV Dazzle utilizza forme geometriche e acconciature moderne per nascondere le fattezze di un volto, in modo che l’algoritmo impiegato dai software di riconoscimento non possa identificarne simmetria e contorni.
Ma la domanda principale, ovviamente, sorge spontanea: truccarsi funziona? Beh, sì e no. CV Dazzle non è un prodotto, può essere considerato più come una strategia che come un metodo infallibile per rimanere occultati alle macchine, e il suo effetto dipende in larga parte dall’efficacia dei pattern dipinti sul volto e dal tipo di programma informatico di riconoscimento. CV Dazzle incoraggia così la creatività individuale e l’adozione di soluzioni innovative nell’ideazione di diversi design personali, in modo da ingannare qualsiasi algoritmo.
Il make up è dunque diventato una risposta alla tecnologia di riconoscimento facciale, sempre più sfruttata nella vita di tutti i giorni: basti pensare infatti alle diverse app ricreative installate nei nostri smartphone, che ne fanno largo uso. Ma il suo impiego come strumento di sorveglianza rimane ancora in una zona grigia, nonostante essa stia gradualmente venendo inserita anche nei più recenti sistemi di videosorveglianza. L’uso – e possibile abuso – di questi algoritmi è diventato così motivo di interesse per attivisti e legislatori, preoccupati della loro effettiva precisione, delle implicazioni di una sorveglianza di massa e della violazione della privacy. D’altro canto, di queste tecnologie si conosce ancora poco. L’opinione pubblica britannica, per esempio, sembra essere incerta al riguardo e, secondo un sondaggio condotto lo scorso anno, più della metà dei cittadini ritiene di non saperne abbastanza.
Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica, uno di questi gruppi di protesta, il Dazzle Club, con sede a Londra, organizza ogni mese silenziose marce per le vie della città, col volto dipinto di svariate forme geometriche. «Siamo semplicemente contrari all’idea di utilizzare il riconoscimento facciale, perché la tecnologia non è, per il momento, abbastanza avanzata. Il problema è che queste tecnologie vengono implementate nelle strade quando non sono ancora del tutto funzionanti. È davvero questo quello che la società vuole?», ha dichiarato in un’ intervista Emily Roderick, co-fondatrice del Dazzle Club. «Idealmente, sarebbe fantastico se questa tecnologia non venisse impiegata affatto». L’obiettivo principale degli attivisti è così aumentare la consapevolezza sui sistemi di sorveglianza e su come essi influiscano sugli spazi pubblici e sulla libertà personale.
Francesco di Nuzzo