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Il futuro della robotica passa dalla piante

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22/06/2022

Il plantoide cresce e si sviluppa come fosse un vegetale

Il futuro della ricerca scientifica passa spesso e volentieri anche attraverso l’imitazione del mondo naturale. Prendiamo i plantoidi ad esempio. Il plantoide sembra una pianta, cresce come una pianta e si comporta come farebbe una pianta in presenza di luce o di suolo fertile. Ma non è una pianta. In realtà si tratta di un organismo sintetico progettato per imitare il comportamento del mondo vegetale – compresi i suoi processi interni – attraverso un sistema di sensori che stimolano il movimento delle radici.

Il primo progetto STREP PLANTOID è nato da una ricerca triennale iniziata nel 2012 e conclusasi nel 2015 dalla dottoressa Barbara Mazzolai dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e finanziata con i fondi europei Future and Emerging Technologies Open (FET-Open) con lo scopo di produrre una serie di robot efficaci nell’esplorazione e monitoraggio ambientale e del suolo. Il planetoide è costituito da un insieme di sensori attuatori ed unità di controllo – che formano l’apice della radice – collegati a un “tronco robot”. La ricerca ha coinvolto anche il CMBR dell’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Università degli Studi di Firenze, l’Institut de Bioenginyeria de Catalunya (IBEC) e l’Ecole Polytechnique Federale de Lausanne (EPFL).

“La robotica ispirata alle piante è un campo totalmente innovativo”, ha dichiarato la ricercatrice “Il progetto PLANTOID mira, da un lato, a realizzare studi avanzati sul comportamento degli apici radicali, e successivamente sulle loro caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche – e, dall’altro, a fornire modelli e primi prototipi di robotica radici che li imitano, con un focus specifico sulle loro capacità penetrative, esplorative e adattative”.

Sulla base dei risultati ottenuti, i ricercatori stanno portando avanti il progetto GrowBot, un progetto di vegetale artificiale capace di muoversi e arrampicarsi, crescendo proprio come se fosse una pianta di edera. Le applicazioni teoriche di queste ricerche possono essere utilizzate non solo per monitorare il suolo della Terra, ma anche impiegate nelle missioni spaziali per studiare la conformazione di pianeti alieni.

Francesco di Nuzzo

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