Il sogno americano di Roger Waters
L’ex bassista dei Pink Floyd annuncia un tour negli Stati Uniti durante le elezioni presidenziali
Cambierà qualcosa. Per esempio i luoghi: non più all’aperto, ma in spazi chiusi. E poi le nazioni: stavolta niente Europa, girerà in lungo e in largo gli Stati Uniti, farà qualche tappa in Canada e troverà anche il tempo per oltrepassare uno dei confini più caldi del pianeta per offrire la sua voce al fedelissimo pubblico messicano. Roger Waters, 76 anni compiuti lo scorso 6 settembre, ha appena pianificato il 2020. Nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi, l’ex bassista e cantante dei Pink Floyd girerà il Nord America per dire la sua sul mondo, sull’umanità, sulla politica e anche su Donald Trump.
Lo ha spiegato in una lunga intervista rilasciata a Rolling Stone: il suo prossimo tuor, che si chiamerà This is not a drill, sarà ancor più politico del precedente, Us + Them. Trenta o quaranta concerti negli Usa, più un giro per il Canada e l’idea di un paio di tappe a Città del Messico, non a caso al di là di quella frontiera al centro delle politiche anti-immigrazione firmate dal solito Trump. E mentre il grosso delle sue energie sono oggi concentrate sulla scaletta, sulle scenografie e sui messaggi da lanciare nel 2020, Roger Waters si gode il successo del film-concerto Us + Them, firmato insieme al regista Sean Evans e presentato fuori concorso all’ultimo festival del cinema di Venezia. Un ennesimo capolavoro capace di mettere insieme musica senza tempo, riflessioni politiche ed effetti sonori e visivi che lasciano senza fiato anche chi alle prodezze floydiane è da sempre abituato.
E a proposito di Pink Floyd, per la reunion non c’è proprio niente da fare. Sempre a Rolling Stone Roger Waters ha svelato di aver da poco incontrato David Gilmour, l’ eterno rivale all’interno del gruppo. I due si sono parlati. Allo storico chitarrista della band inglese Waters ha addirittura proposto l’idea di realizzare un grande progetto insieme. Ma non se ne farà nulla. I Pink Floyd non saliranno più sullo stesso palco. Resteranno per sempre uniti, ma soltanto in quei grandiosi lavori già consegnati alla storia della musica.
Dario Budroni