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La luce del nero a Città di Castello

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11/08/2022

La grande mostra è visitabile fino al 28 agosto agli Ex Seccatoi del Tabacco, sede espositiva della Fondazione Burri

“La Luce del Nero” è il titolo della grande mostra allestita a Città di Castello, Perugia, presso gli Ex Seccatoi del Tabacco, sede espositiva della Fondazione Burri insieme a quella di Palazzo Albizzini. Tra gli artisti del XX secolo, dopo il secondo conflitto mondiale, Burri è colui che più di ogni altro ha usato il Nero nelle sue opere, soprattutto con un’intensità crescente a partire dagli anni Settanta-Ottanta, giungendo perfino a dipingere totalmente di nero anche gli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, edifici industriali diventati sedi museali dei suoi grandi cicli pittorici.
S ono almeno tre i motivi che rendono questa esposizione davvero imperdibile: innanzitutto il tema scelto dal curatore, Bruno Corà, il Nero che da buio, assenza, si rifà colore. Come evidenziano le opere di Burri ma anche di molti grandi artisti del Novecento, le opere dei quali sono presenti in mostra. Altrettanto importante è la motivazione sociale che sottende a questa esposizione, che nasce dal progetto europeo riservato all’arte contemporanea e alla disabilità visiva. Infine, il fatto che questa mostra coroni la riapertura degli spazi degli ex Seccatoi di Tabacco dopo 7 anni di lavori, e 10 milioni di investimento, che hanno integralmente riqualificato questi ambienti.

La mostra

“Tra la fine del Medioevo e il XVII secolo – spiega Bruno Corà – il Nero aveva perso il suo statuto di colore. Com’era prevedibile, sono stati gli artisti a riconferire al Nero la sua valenza cromatica e in particolare, tra loro, appare essenziale l’azione di Kazimir Malevič esponente di punta della corrente suprematista russa e autore del celebre Quadrato nero su fondo bianco (1915), opera richiamata in questa mostra mediante una stampa che ne riproduce l’immagine. Nella religione, nella mitologia e nell’astrofisica il nero è stato l’immagine originaria di un mondo precedente alla manifestazione della luce e la sua tenebra si è estesa fino al concetto di “materia oscura”, di cui tuttora sembra sia costituito tutto l’universo”.
Insieme a Burri hanno realizzato opere elaborate col nero anche artisti documentati in mostra, come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages e Tàpies. Ciascuno con modalità, intenzioni e valenze diverse

Europa Creativa 2020
La mostra “La Luce del Nero” è stata realizzata nell’ambito del programma “Europa Creativa 2020” con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), uno dei 93 progetti cofinanziati tra i 380 presentati dai 34 Paesi europei aderenti. Al progetto, oltre alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ed Atlante Servizi Culturali, hanno inoltre collaborato come partner la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano per tutti gli aspetti inerenti alla disabilità visiva; The Glucksman – museo di arte contemporanea nel campus dell’Università di Cork (Irlanda) e il MSU Muzej Suvremene Umjetnosti – Museo di Arte Contemporanea di Zagabria – per il settore museale.
La mostra propone un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia dei vedenti che dei non-vedenti, fornendo in taluni casi esempi pressoché mimetici (Burri) e, in altri, forme, materiali e tecniche usate dagli artisti. In tal modo, nel percorso fruitivo della mostra avverranno processi cognitivi idonei a partecipare ad un’esperienza, per molti versi, immediata e fortemente stimolante.
Sibilla Panfili

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