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La Settimana Enigmistica compie 90 anni

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24/01/2022

Era il 23 gennaio 1932 quando arrivò per la prima volta in edicola grazie al sardo Giorgio Sisini. E oggi resiste quasi immutata

Novanta candeline per un grande successo editoriale. La brillante intuizione fu del nobile sardo Giorgio Sisini, sfogliando una copia del settimanale austriaco di parole incrociate “Das Ratsel”. Il tenace giovanotto aveva deciso di creare un corrispettivo adatto ai lettori italiani. Ne parla Stefano Bartezzaghi, figlio di uno dei più celebri enigmisti italiani del Novecento, nel saggio “L’orizzonte verticale – Invenzione e storia del cruciverba”, pubblicato da Einaudi nel 2007.

I giochi e le innovazioni prodotte dalla settimana enigmistica erano per la maggior parte idee dell’ingegnere originario della provincia di Sassari Sisini, come la scelta delle vignette e il gusto estetico nella composizione tipografica del giornale. “La combinazione di attitudini tecnico-enigmistiche ed editoriali di Sisini non si è più ripetuta in questo grado, e poteva essere solo imitata dai concorrenti… il controllo di qualità da lui imposto, con giri di bozze ripetuti e correzioni incrociate da parte di ogni redattore”, resero La settimana enigmistica una pubblicazione perfetta, che ha ispirato, come evidenziato su ogni copertina, “innumerevoli tentativi di imitazione”. La Settimana Enigmistica è una delle riviste italiane più longeve: questa settimana è arrivata a quota 4.687 numeri. Sempre la stessa da 90 anni, come la sede a Palazzo Vittoria in piazza Cinque Giornate a Milano.

Equidistanza
La settimana enigmistica fu un successo immediato e immediati furono i tentativi di imitazione. Alcuni – come La Gazzetta enigmistica –  omaggiarono Mussolini e l’alleanza con Hitler. La settimana enigmistica no, manteneva già le distanze dalla storia. Eppure durante la guerra – quando gli approvvigionamenti scarseggiavano – il regime gli fece sempre arrivare la carta perché era l’unico passatempo dei soldati in trincea in Libia.

Relax e cultura
La natura della Settimana enigmistica è immutabile, al riparo dal tempo che corre. Anche per questo è così rilassante. Lo slogan al piede del decimo numero – attore: Willy Forst – diceva: «Questo giornale vi offre il più economico e dilettevole passatempo». Secondo Bartezzaghi l’evoluzione compositiva dei cruciverba nel corso dei decenni ha contribuito in maniera straordinaria all’arricchimento del patrimonio linguistico di intere generazioni. Consentendo al pubblico italiano del dopoguerra di conoscere e imparare, soprattutto a partire dalla fine degli anni Sessanta, termini di derivazione straniera, a creare interessanti neologismi e a utilizzare tutte le ventisei lettere dell’alfabeto internazionale. Nel 1911 il 40 per cento degli italiani era analfabeta, percentuale che nel primo censimento del dopoguerra – 1951 – sarebbe stata del 14. Insieme ai quotidiani, ai fumetti, ai fotoromanzi e alla televisione – in particolare per i quiz di Mike Bongiorno – La settimana enigmistica rappresentò, cioè, uno dei grandi veicoli non solo dell’alfabetizzazione italiana, ma anche dell’acculturazione del Paese, dandogli una forma e fissando le nozioni di base.


Corpo milanese, anima sarda
La Settimana Enigmistica fu stampata per la prima volta a Milano nel 1931. Tuttavia, per il debutto nelle edicole si attese l’inizio dell’anno nuovo, in cui arrivò al costo di 50 centesimi di Lire (ora il prezzo è di 1 euro e 70 centesimi). Nel cruciverba della copertina del primo numero le caselle nere compongono il volto dell’attrice e ballerina messicana Lupe Vélez. Questa impostazione fu mantenuta per 19 settimane, fino al 28 maggio, per lasciare il posto alle parole crociate come le conosciamo ancora oggi. Il numero del 4 giugno ha già la caratteristica foto in bianco e nero: la prima è dell’attore Maurice Chevalier, premio Oscar alla carriera nel 1959. Da quel momento in poi, i numeri pari raffigurano un personaggio maschile e i numeri dispari uno femminile, che vengono posizionati sulla tabella del cruciverba seguendo una rotazione in senso orario. Erano gli anni Quaranta quando arriva il celebre slogan «La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione», ancora oggi stampata sui numeri pari. «La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione» è invece su quelli dispari.

In cento anni solo due ritardi
Sedici pagine – contro le 48 di oggi – con solo due numeri usciti in ritardo durante la Seconda guerra mondiale. Il numero 607 esce il 4 settembre 1943 – invece del 21 agosto – a causa delle «selvagge incursioni nemiche del 13 e del 16 agosto, che hanno devastato la nostra redazione e provocato danni gravissimi nella tipografia e nell’ufficio distribuzione», mentre il numero 694 slitta dal 28 aprile al 14 luglio 1945.

Autosufficienza
Una delle intuizioni vincenti di Sisini è l’autosufficienza: acquista una cartiera, una tipografia e degli stabilimenti per la produzione di inchiostro. Sull’ultima pagina di ogni numero è scritto l’omaggio al fondatore: «Periodico fondato e diretto per 41 anni dal Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini, Conte di Sant’Andrea». Oggi il direttore è il nipote Francesco Baggi Sisini, succeduto a Raoul de Giusti, braccio destro dell’ingegnere. Il condirettore è Alessandro Bartezzaghi, figlio del famoso cruciverbista Piero.

La numerazione
Dal 1932 i numeri della Settimana Enigmistica sono progressivi, cioè non ricominciano ogni anno, ma si accumulano settimana dopo settimana, come quelli dei giochi, dei rebus e delle parole crociate: tutto quello che c’è all’interno del giornale – tranne le barzellette – è numerato in un inventario infinito.

Sibilla Panfili

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