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L’anima verde di Detroit

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30/09/2019

Da capitale dell’industria automobilistica a città simbolo dell’agricoltura urbana

La necessità primaria della nostra vita, il nutrimento, sembra dipendere ogni giorno di più dal petrolio. Ma il petrolio e i combustibili fossili – che vengono utilizzati per i processi di produzione, trasformazione e distribuzione del cibo – sono un’energia non rinnovabile che tende a esaurirsi, e in futuro gli abitanti degli agglomerati urbani dovranno trovare alternative per approvvigionarsi di alimenti e di beni essenziali.

Molti degli alimenti che consumiamo percorrono centinaia se non migliaia di chilometri per arrivare sulle nostre tavole, il che incide sia sulla qualità del cibo sia sull’enorme dispendio energetico e l’inquinamento che questo processo genera. Molti paesi si stanno interrogando su quali possano essere le soluzioni a breve e lungo termine, e molte città del pianeta si stanno rivelando virtuose nell’adottare comportamenti e stili di vita che permettano una relativa autosufficienza. L’Europa sta attuando politiche molto interessanti in questo senso, e città come Londra, Oslo e Berlino hanno adottato dei felici modelli di agricoltura urbana. Ma vale la pena di soffermarsi sul caso di Detroit, che, da capitale dell’industria automobilistica americana, si era trasformata in una città abbandonata, minata dalla criminalità e dal degrado.

Detroit per anni è stata il fiore all’occhiello del Michigan, oltre che per l’industria discografica (qui ha sede la mitica Motown) anche per le tre aziende automobilistiche che operavano in città: Ford, Chrysler e General Motors. In seguito al declino e al successivo fallimento delle tre industrie, migliaia di dipendenti sono stati licenziati e sono stati accumulati debiti pari a circa 20 miliardi di dollari, portando la città alla bancarotta. Tutto è diventato difficile: trovare un lavoro, prendersi cura della salute e anche avere accesso a cibi freschi. La popolazione è diminuita del 40%. A chi è rimasto in città è rimasto ben poco, se non edifici in disuso e 60 km di terreni abbandonati dalle industrie.

Il degrado e la criminalità hanno preso il sopravvento e la città sembrava destinata a precipitare nel baratro, ma chi è rimasto ha deciso di non arrendersi e ha dato vita a una vera e propria rivoluzione urbana. Approfittando dei terreni abbandonati e di tutti gli spazi liberi della città e delle periferie, col sostegno della municipalità sono sorti una miriade di orti urbani e di strutture dove coltivare, trasformare e distribuire cibo destinato all’area urbana e peri-urbana.

Oggi gli oltre 1400 orti urbani gestiti dagli abitanti producono più di 200 tonnellate di cibo all’anno. Un modello esemplare, a pochi chilometri dai grattacieli, è la D-Town Farm, in cui vengono coltivate 30 diverse specie vegetali, tra cui carote, barbabietole, piselli, erbe aromatiche, insalate e frutta. In quest’area si trovano anche spazi dedicati ai bambini e alla socializzazione fra gli abitanti, che in molti casi hanno dato vita a micro imprese. Questa fattoria, che è partita da un quarto di acro di terra in un quartiere di Detroit, è cresciuta fino a coprire sette acri nel Rouge Park della città. Grandi quantità di frutta e verdura fresca biologica sono vendute da giugno a ottobre ai ristoranti locali, ai mercati contadini e a chiunque si fermi alla fattoria nei giorni di mercato. “Detroit può essere leader nell’agricoltura urbana, ma questa e altre iniziative per l’ecologia sono un pezzo di un puzzle più grande. Ci sono studi che dimostrano che lavorare, camminare e giocare negli spazi verdi può avere un impatto positivo sulla salute di bambini e adulti”, afferma Malik Yakini, che ha ideato D-Town Farm per favorire l’accesso a prodotti freschi di qualità ai residenti del centro città.

D-Town Farm è solo una delle aziende agricole e dei giardini che fioriscono a Detroit e nei dintorni. Fanno tutte parte di un’operazione definita come l’“inverdimento” di Detroit. Questo progetto comprende anche 150 miglia di piste ciclabili e nuovi percorsi verdi pedonali per incoraggiare le passeggiate e l’uso della bicicletta; le piantumazioni di alberi stanno trasformando i lotti vuoti in lussureggianti foreste verdi e il lungofiume da corridoio in cemento è diventato un’area green a misura di famiglia.

Grazie all’abbondanza di fattorie urbane, spazi verdi ed eventi, gli appassionati, i “contadini” residenti e i volontari lavorano per rendere Detroit un luogo più attraente, più sano e sicuro per giocare, lavorare e vivere.

“Questo stile di vita non solo è salutare per le persone e per l’ambiente, ma anche perché persone diverse si mescolano in modo nuovo”, afferma Scott Todd, direttore esecutivo della Detroit Greenways Coalition, un’organizzazione non profit che sostiene e incoraggia le greenways in città. “Quando le persone sono a piedi o in bicicletta e non nel proprio bozzolo di metallo e acciaio, si incontrano e si impegnano. Questo è importante. Più persone si incontrano e si mescolano, meglio è”.

 

Nathalie Anne Dodd

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