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Le cose belle nascono dalle leggende

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14/09/2020

L’imperfetta bellezza dell’arte giapponese del Kintsugi

Vuole la tradizione che in Giappone, durante il periodo Muromachi, una delle coppe preferite dello shogun Ashikaga si ruppe cadendogli dalle mani. Subito, la coppa venne inviata in Cina – dove era stata creata – per essere riparata dai maestri ceramisti. Ma Ashikaga non fu soddisfatto del risultato operato dagli artigiani cinesi: invece di ritornare alla sua bellezza originale, la ceramica era stata irrimediabilmente rovinata dalle legature in ferro utilizzate per riunire le fratture. La coppa fu quindi rimaneggiata da artigiani locali, usando i precetti della filosofia estetica dello wabi-sabi, fondata sull’accettazione della transitorietà di tutte le cose. Le crepe furono così stuccate con lacca urushi e fatte risaltare con della polvere d’oro. Ashikaga, questa volta, lodò entusiasta il risultato, non solo perché la coppa era stata riparata, ma anche perché aveva ricevuto nuova vita: con le sue imperfezioni, era diventata unica.

Così si dice sia nata la tecnica del kintsugi (金継ぎ) o kintsuroi (金繕い), che letteralmente significa “riparare con l’oro”. Esistono molti modi di praticare il kintsugi: dalla semplice unione mediante lacca dorata alla creazione dei pezzi mancanti da inserire nell’oggetto da riparare, ogni volta con risultati diversi. Ed è proprio l’atto del “riparare” a conferire importanza a questa tecnica. Il kintsugi nasce, infatti, dall’idea che dalle ferite o dalle imperfezioni si possa ottenere un tipo maggiore di bellezza estetica ed interiore: grazie alla casualità delle crepe e dei pezzi in cui la ceramica si rompe si creano vere e proprie opere d’arte, sia dal punto di vista artistico sia da quello economico, per via dei metalli preziosi impiegati nelle riparazioni. Sono infatti moltissime le opere pervenuteci che si rifanno a questa antica tradizione giapponese e che sono esposte nei musei e nelle gallerie d’arte più importanti, come quelle in mostra al Metropolitan Museum of Art di New York. E non è solo l’arte classica ad aver subito il fascino di questa tecnica.

Per esempio, il kintsugi ha ispirato l’artista contemporanea Rachel Sussman per la sua serie Sidewalk Kintsukuroi, in cui ad essere riparati e trasformati in opere d’arte sono normali sezioni d’asfalto fessurato delle strade di New York. «Le crepe rappresentano qualcosa che necessita di attenzione, e le superfici su cui camminiamo, andiamo in bicicletta e percorriamo vengono solitamente trascurate fino a quando non sono in condizioni veramente critiche» ha spiegato l’artista «Dorarle è un modo per vedere cosa ci circonda con occhi nuovi.». E con le sue linee dorate, il kintsugi ci porta a riconsiderare la nostra idea del bello: non necessariamente perfetto, simmetrico o, tantomeno, duraturo, ma imperfetto e, per questo, unico.

 

Francesco di Nuzzo

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