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Lo svegliarino: quando la complicazione è utile è bella

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31/05/2021

Che sia per non dimenticarsi un appuntamento o per godere di una funzione insolita, indossare uno svegliarino è, oggi come ieri, un segno distintivo

Nel mondo dell’orologeria c’è una questione antica che riguarda l’utilità delle complicazioni dei segnatempo. Tra cronografo, datario, calendario perpetuo, ripetizione minuti, svegliarino, funzione GMT, non tutti sono d’accordo su quale renda il servizio migliore a chi indossa l’orologio. Di sicuro, vi sono complicazioni diffusissime, altre riservate solo all’alta orologeria, altre ancora di nicchia e poco diffuse. Come il caso dello svegliarino.

L’orologio con sveglia, o svegliarino, non va confuso con la ripetizione minuti. Oltre a essere una complicazione di livello eccelso, grazie a quest’ultima l’orologio indica il tempo in modo sonoro battendo le ore, le mezz’ore, i quarti, i minuti, mentre lo svegliarino attiva la propria suoneria a un orario impostato in precedenza, esattamente come la sveglia che ciascuno di noi ha sul proprio comodino. Oltretutto, la ripetizione minuti è una delle complicazioni più antiche, che risale almeno al XVII secolo, mentre lo svegliarino è piuttosto recente.

Lo svegliarino sveglia il Novecento con il Cricket

Dobbiamo infatti ritornare all’inizio del secolo scorso quando il marchio svizzero Eterna presentò il primo svegliarino da polso. Era il 1914 e l’orologio vedeva la luce dopo uno sviluppo durato alcuni anni. Purtroppo per Eterna, il pezzo era troppo avanti per essere compreso fino in fondo, anche perché a quell’epoca subiva ancora la concorrenza molto forte da parte degli orologi da tasca.

L’idea però era troppo utile e stimolante per essere lasciata chiusa in un cassetto. Così una trentina di anni dopo, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, vide la luce quello che sarebbe stato per diverso tempo lo svegliarino per eccellenza: il Cricket di Vulcain. Il nome che il marchio svizzero diede al suo orologio, che in italiano si traduce con grillo, derivava dal suono della sveglia, che ricordava il frinire dell’insetto. Dotato di due bariletti, uno per dare energia all’indicazione di ore, minuti e secondi, l’altro per alimentare la sveglia, era mosso da un movimento a carica manuale.

Divenne in breve molto popolare anche perché fu indossato da diversi presidenti americani, da Eisenhower a Johnson – così da identificare Vulcain, erroneamente, come marchio statunitense -, tanto che ancora oggi rappresenta come Presidents’ Collection la principale collezione del brand.

La risposta di Jaeger-LeCoultre

Ormai la strada era tracciata e il secondo marchio a seguirla dopo Vulcain fu Jaeger-LeCoultre. Così come il Cricket era avviato a diventare un simbolo, stessa sorte sarebbe toccata al Memovox, lo svegliarino presentato da Jaeger-LeCoultre nel 1949 che cominciò presto a bruciare le tappe. Ai Memovox a carica manuale, infatti, seguirono dopo sette anni i primi orologi automatici con funzione sveglia (manuale) e a soli 10 anni dal lancio del primo svegliarino di Jaeger-LeCoultre, arrivò la versione subacquea nel 1959, il Memovox Deep Sea.

Il suono della sua sveglia era così forte e pulito da poter essere udito anche sott’acqua dai sommozzatori che indossavano l’orologio, rendendo quest’ultimo un prodigio tecnico per l’epoca, considerando anche i problemi di impermeabilizzazione. Un exploit che spinse Vulcain, di lì a un paio d’anni, a rispondere con il Cricket Nautical.

Arriva anche Omega

Se lo svegliarino di Vulcain e quello di Jaeger-LeCoultre sono i più celebri e ancora oggi riproposti, anche un marchio come Omega si è cimentato nella realizzazione di questo tipo di orologio. Siamo sul finire degli anni Settanta, quando la casa di Bienne propone il Memomatic con calibro Lemania.

La particolarità di questo orologio stava nel fatto che l’impostazione della sveglia poteva essere fatta precisa al minuto, utilizzando uno speciale meccanismo di dischi girevoli graduati sul quadrante. Da un punto di vista tecnico, poi, il Memomatic – come tradisce il suo nome – era il primo orologio ad avere la carica automatica dello svegliarino, a differenza dei predecessori nei quali la carica era manuale e avveniva ruotando la corona principale o, più spesso, una seconda corona aggiuntiva.

Seiko e lo svegliarino d’Oriente

Anche i giapponesi, che entro non molti anni avrebbero inserito la funzione sveglia in tutti i loro orologi digitali al quarzo e avrebbero messo a rischio l’esistenza dell’industria orologiera svizzera, non poterono evitare di entrare nel segmento dello svegliarino. Lo fecero, segnatamente, con Seiko, che lanciò il suo celebre Bell-Matic.

Un orologio che ancora oggi è piuttosto ricercato da appassionati e collezionisti, oltre che per la sua funzione svegliarino anche per il fatto di essere stato realizzato su scala industriale, il che ha contribuito a contenerne il prezzo anche negli esemplari, rari, che montavano calibri giapponesi di manifattura.

Una complicazione che piace ancora

Detto di Vulcain, Jaeger-LeCoultre, Omega e Seiko, vi furono naturalmente anche altri marchi che si cimentarono nella creazione del loro svegliarino, dalla più blasonata Tudor, con l’Advisor, a Bulova, alla russa Poljot, a Benrus, fino alle innumerevoli piccole marche svizzere spazzate via dalla crisi del quarzo tra gli anni Settanta e Ottanta.

Del resto, si trattava di una complicazione utile (questa davvero…), relativamente semplice da sviluppare e di sicuro interesse per una certa fetta di mercato. Una complicazione che ancora oggi affascina alcuni marchi come Vulcain (lo abbiamo scritto sopra) e Jaeger-LeCoultre, che con il suo Memovox del terzo millennio ha portato lo svegliarino su fasce prezzo d’eccellenza. Non daranno certo la sveglia al mercato, ma tengono ben desto l’interesse degli appassionati…

 

Davide Passoni

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