Space 9, il museo dell’immagine in Sardegna
La mostra, aperta a dicembre, mette in campo il meglio della fotografia scattata dai maggiori esponenti dell’Isola
È tutta una questione di istanti. Lo ha insegnato il nostro isolamento dal mondo esterno durante il recente lockdown. L’esistenza dell’uomo è un insieme di attimi che, se composti nella giusta posizione, raccontano la vita, dalla più piccola sfumatura al contrasto più evidente. Basta saperla esporre bene, nella giusta luce, prospettiva, e concorrendo per darne un significato personale. La fotografia, lo sanno bene i creatori di Space 9, il primo museo in Sardegna dedicato a questa giovane arte, ha il pregio di non guardare lo status. È democratica, ancor più ai giorni nostri dove anche un oggetto fine e rettangolare come lo smartphone riesce ad adempiere al suo dovere di racconto.
Il progetto di Space 9
È un’esigenza innata quella di lasciare un segno del nostro passaggio. Forse è dettata dall’istinto e dal desiderio di essere ricordati. Lo si vede dai racconti tramandati per via orale; gli immensi dipinti rinascimentali che circondano con il loro fascino i più grandi musei del mondo. E anche la fotografia non è da meno. Oltre alla natura soggettiva dello scatto, si nota anche una ricerca puntigliosa del dettaglio, con un controllo minuzioso di tutto ciò che si trova davanti alla lente. Segno che un oggetto apparentemente asettico, come la macchina fotografica, può davvero esprimere lo sguardo del suo autore. Space 9 vuole orientare tutti gli sguardi verso un unico spazio, che, visto il momento delicato, si terrà in modalità virtuale.
Da dove nasce
Il progetto, nato nel 2017, è frutto del lavoro di Sonia Borsato, docente all’Accademia di Belle Arti a Sassari nonché direttrice del polo culturale della fotografia in Sardegna Su Palatu, ideato a Villanova Monteleone da Salvatore Ligios. Assieme a lei, il giornalista e scrittore Giovanni Follesa, anche lui docente a Sassari, e celebre per aver curato nel 2011 la Biennale d’arte contemporanea – Regione Sardegna insieme a Cristiana Collu e Vittori Sgarbi. Space 9 si posta come obiettivo di inserire i giovani fotografi dell’isola in un contesto digitale. Che come l’iniziativa di DeliverArt, vuole portare al pubblico tutta una serie di opere di ampio respiro, senza che ci sia la distanza geografica a impedirne la fruizione diretta. «La Sardegna – raccontano i creatori di Space 9 Borsato e Follesa – ci pone al centro di grandi relazioni, discorso spaziale che si declina in tutte le implicazioni sociali, antropologiche, economiche, culturali. Consapevoli di essere tappa irrinunciabile in un mare di geografie, ne accogliamo il privilegio e le responsabilità provando a leggere Il Mediterraneo che, per sua natura, unisce e divide, concede e toglie, racconta e silenzia. Questo Mediterraneo, tratto di civiltà comuni nelle svariate geografie che su questo mare si affacciano, vorremmo accogliere e rivelare».
MIdI, il Museo Immateriale dell’immagine
Ed ecco che quel bisogno di cogliere ogni granello di questo luogo, che ha visto intrecciarsi civiltà lontane condividendone la terra, l’aria, i sapori e i colori, ha portato alla creazione del Museo Immateriale dell’immagine (MIdI). Uno spazio che vuole conservare i ricordi della storia, fino ad arrivare al nostro presente, grazie alla opere messe a disposizione dei suoi autori. L’associazione crede nella potenzialità di questo progetto, che trova anche il sostegno della Fondazione di Sardegna, sottolineando l’importanza di ogni forma artistica. Già da dicembre le porte virtuali sono aperte al pubblico, con una Collezione Permanente significativa visto il numero di autori (50) e di opere (circa un migliaio) che dalla Sardegna cercano di mostrare il proprio punto di vista sulla realtà contemporanea. In più, fino al 12 aprile, la prima mostra temporanea Confini/Orizzonti. Per questa esposizione, i curatori Sonia Borsato e Giovanni Follesa hanno selezionato diversi scatti provenienti da quella permanente, mentre Ezio Ferreri si è occupato delle immagini realizzate da alcuni fotografi siciliani. Da non perdere, infine, la sezione con le foto realizzate in Catalogna da Myriam Meloni e Arnau Bach, con il patrocinio dell’Ajuntament de Barcelona.
Riccardo Lo Re